La francesina era nata dal seme di Nessuno. Come un origami di placenta, senza razza e senza ceppo, cui la Divina Provvidenza aveva dato il nome di Sophie Dumas. Teneva due occhi azzurrognoli ad annacquare le gote paonazze e una manata di lentiggini scure a punteggiare le narici affilate. Era una ragazzetta carina, tutto sommato. Eccitante quanto un cherubino in lingerie monacale, ma graziosa. Monsieur de Sade, abituato a svezzare tiepide orfanelle, l'aveva presa con sè. L'avrebbe resa una donna, a suo dire. Maliziosa e provocante quanto le sue concubine: altalene di peccato e pulizia. Femmine pronte a indossare sottane trasparenti, ma non a sbottonarle. La piccola Sophie sarebbe diventata una di loro. Una delle stars del Cabaret des Suicides. Il Cabaret des Suicides era un luogo curioso: un potpourrì di sauvignon, malinconia e profusioni spermatiche. Ficcato in un anfratto della Paris dabbene, curvato sugli Champs- Elysees a far eco a Le Lido. Un luogo-non luogo, vedo-non vedo, che Monsieur de Sade aveva pensato come rifugio dei disperati. "Non c'è nulla che liquori e libidine non possano curare", diceva. Ed erano in molti a credere alle sue parole, a suon di franchi. Non tutti possono concedersi il lusso di screditare le false speranze, in fondo. Questo, la piccola Sophie lo sapeva bene. Lei, che aveva trascorso la vita nell'orfanotrofio di Filù, un mercatuccio di abbagli ed illusioni, non faticava a capire cosa portasse la gente al Cabaret. Le era tutto chiaro, familiare. In quel posto, Sophie riusciva a sentirsi a casa. Per la prima volta in vita sua.
bisogna organizzare visite guidate nei pressi del clitoride e pranzo al sacco
RispondiEliminaBello questo raccontino,complimenti.
RispondiEliminaBuona serata.
Sentirsi a casa è sempre una bella sensazione.
RispondiEliminaAnche quando non è come ci si aspetterebbe.
Semplicemente splendido. Hai una capacità di scrivere semplicemente straordinaria. In un attimo, pare di conoscere i protagonisti che descrivi da una vita. E la sensazione di sentirsi finalmente a casa è quanto di più alto e bello si possa provare...
RispondiElimina@ Ferroviedellostato.reclami: Il pranzo al sacco è fondamentale.
RispondiElimina@ achab: Grazie! Buona serata a te (quella di oggi)...
RispondiElimina@ MrJames: Hai colto perfettamente il senso del post!
RispondiElimina@ Ser Vlad: Tu sei troppo gentile! Ti ringrazio. Sentirsi finalmente a casa è un po' come sentirsi finalmente nel posto giusto: è qualcosa di impagabile.
RispondiEliminaMadame, sono contento.
RispondiEliminaA volte, tra una bottiglia e un film, un viaggio e la vita, riesce a cogliere qualche cosa anche questo vecchio pirata! ;)
Scoprire se stessi in un luogo e' come scoprire se stessi. Sophie ha trovato la sua casa in un posto dove le illusioni sono succedanee fragili e fuggevoli di una qualche forma di felicita'... perche' infondo la felicita' tout court non esiste.
RispondiEliminastupendo il tuo racconto
clelia
Mi piace, questo racconto. Mi piace soprattutto lo stile con cui è stato messo giù. Mi piace tutto, insomma.
RispondiElimina7
@ Clelia: Esattamente. Ti ringrazio!
RispondiElimina@ 7di9: Tutto? Un grazie speciale, allora.
RispondiEliminaI liquori, gli odori, Sophie che finalmente si sente a casa... È piaciuto tutto anche a me.
RispondiEliminaadoro i cabaret...
RispondiEliminati cercavo nel posto sbagliato
Sei hai quel sentimento di frustazione come quando perdi la panatura dei sofficini forzando la confezione, allora leggi:
RispondiEliminaAtrimenti iscriviti al gruppo Nessuno tocchi Sandro Ruotolo.
www.ferroviedellostatoreclami.blogspot.com/2011/03/il-mestruo-e-il-look-migliore_05.html
@ Terrapin: Grazie! Davvero gentile.
RispondiElimina@ Gozer: Anch'io adoro i cabaret. Cercami lì e andrai sul sicuro...
RispondiElimina@ Satira: Dove è finito il vecchio ferrovie...?
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