mercoledì 26 gennaio 2011

ADULT FABLE

Ai ragazzetti di Gleensville girovagare per le strade della Periferia pareva un frutto proibito: una mela con il torsolo fracido. A camminarci addosso con troppa furia, il puzzo delle fogne arrivava dritto nelle narici e scendeva giù, tutto nella gola. Quelle canne d'asfalto, ammattonate alla bene e meglio con scampoli di vizi scartati, avrebbero fatto la gioia di chiunque avesse avuto la voglia di sporcarsi un poco le dita. Una volta lì, avevi due scelte: marciare con i piedi scuciti o fermarti a rotolare nella lascivia. Ti avevano detto che, a restare, avresti finito per vomitare l'anima nel cassonetto del vicolo. Te l'avevano detto tante di quelle volte che avevi preso a chiederti se tenevi l'anima o le viscere nell'intestino. Lattine di birra e di Diet Coke foderavano l'asfalto, scalandoti la marcia ad ogni passo. Groppi di vecchi ninnoli bucati picchiettavano gli angoli delle fabbriche smesse: casermoni con i tettucci troppo orizzontali e gli stanzoni fatti per i giganti del popolo operaio. Sputi rancidi arruginivano i cofani delle macchine sfasciate. Tu non conoscevi quel posto, non sapevi neppure ci fosse il mercato delle lucciole lì. Mark ti ci aveva portato, tu non volevi andarci, volevi continuare a credere alle favole ancora per un po'. Ma lui ti stava guardando e i tuoi amici erano già andati avanti a farsi fare grandi. Era arrivato il momento di farlo, anche per te. Era la cosa giusta. Con tutti quei "c'era una volta", quel posto era pieno di favole. In fondo.

venerdì 7 gennaio 2011

MISCREDENZE DARWINIANE

Sono un seguace. Sono un seguace della religione. Sono un seguace della religione dell’immagine riflessa. Sono un seguace della religione dell’immagine riflessa e del riverbero. Sono un seguace della religione dell’immagine riflessa e del riverbero elargito da ogni superficie specchiata.

Sono un fedele. Sono un fedele del culto. Sono un fedele del culto dell’istantaneo. Sono un fedele del culto dell’istantaneo successo. Sono un fedele del culto dell’istantaneo successo e del subitaneo trionfo erogato dal fato.

Sono un praticante. Sono un praticante della liturgia. Sono un praticante della liturgia dell’immorale. Sono un praticante della liturgia dell’immorale compromesso. Sono un praticante della liturgia dell’immorale compromesso e dell’insana dialettica.

Sono un seguace della religione dell’immagine riflessa e del riverbero elargito da ogni superficie specchiata. Sono un fedele del culto dell’istantaneo successo e del subitaneo trionfo erogato dal fato. Sono un praticante della liturgia dell’immorale compromesso e dell’insana dialettica.

Rifiuto la gradualità.
Rinnego la lentezza della progressione.
Demonizzo le tappe.
Eccito le soste.
Tu,eretico procedi pure per gradi.
Fallo, miscredente.
Fallo, sacrilego profanatore della facile vittoria.
Di’ che non si evolve se non procedendo per fasi.
Lascio a te la disfatta dell’evoluzione.
Io voglio vincere, non evolvere.
Desidero avanzare, non progredire.
Un successo per ogni istante.
Sebbene io rimanga lo stesso dopo ognuno di essi.




sabato 1 gennaio 2011

BOULEVARD OF BROKEN DREAMS



1
D’estate, l’abitacolo di una macchina diventa un forno crematorio: la pelle dei sedili cola sulle cosce come latex sfatto, le cuticole friggono sulla grata dieci e dieci come Baccanti sulla porta dell’Inferno. La sensazione è di piacere e di asfissia, allo stesso tempo: farsela con un carbone ardente, trattenendo il respiro. Ecco, cosa si prova. Se resisti un poco, l’odore della nafta si attacca alla pelle: s’incrosta sui peli delle braccia e s’infila nelle ossa piega-stira. Gomiti e ginocchia. Lisciarti l’avambraccio con le narici è un poco come assaggiare Lucifero, allora: tu e il vizio, in Paradiso. Quando metti in moto sei abbastanza eccitato, andresti a puttane. Ma vai al lavoro. Pensi a tuo padre: “Il piacere è solo l’abito buono dell’ozio”. E vai al lavoro. Quel mentecatto di Leonard Smith te lo dice ogni volta che vi incontrate in portineria: “Ragazzo mio, dovresti divertiti di più”. Ci sono pareti azzurro piscio che crollerebbero, pur di non sentirglielo ripetere. E tu ci andresti sotto: la testa sotto l’intonaco color puffo e arrivederci. Non sei un tipo calmo, uno come Smith lo pesteresti con piacere, ma, sul posto di lavoro, la furia costa più dell’incompetenza, lo sai. Dopo lo scandalo Mayer, l’Ospedale è più attento al rapporto tra colleghi che al numero di morti: giura pace e amore ad ogni testa di cazzo col camice che incontri, questo è il nuovo slogan. E tu devi seguirlo. Un giorno, Dudy ti ha detto che una vita fatta di doveri è un poco come un testamento: ci stanno un paio di immobili e un’infinita tristezza. Dudy sa essere incredibilmente saggio, dopo otto tumbler di Mojto. Cinque, se inspirato. Lui e Leonard Smith hanno ragione, in fondo. Dovresti imparare a goderti la vita. Se non lo fai è perché non ami i premi di consolazione: hai provato a raggiungere il piacere, ma non ci sei riuscito, ora, dovresti accontentarti di quel che viene. Di eccitarti come un coglione in un night club, per esempio. E quello sarebbe il piacere? Non per te. Per te, il piacere è realizzare i sogni, quelli che stanno fuori dalle mutande. Chi li raggiunge si gode la vita, agli altri rimane il dovere. Il dovere è la croce dell’uomo che non è riuscito a trovare il piacere, pur sapendo dove si nascondeva. O, almeno, questo è quello che è successo a te.

2


Se ti si può riconoscere un pregio, è la lungimiranza. A vent’anni, avevi già capito che non saresti arrivato dove volevi. Forse, nel tuo caso, più che di lungimiranza si trattava di fottuto pessimismo, ma non importa. Alle volte, la differenza tra due cose è tanto sottile da non avere valore: se, guardando una sola nuvola ingrigita, dici che sta per arrivare un temporale e un temporale arriva per davvero, sei stato lungimirante o pessimista nel prevederlo? Forse, hai solo avuto culo. Quello si che è un pregio che vale, beato chi lo possiede. Tu no. In alcune occasioni, hai pure pensato di avere un poco di buona sorte. Quando indossi la maglia dei Clash, lo pensi sempre. Poi, te la togli e ti accorgi che non è cambiato niente. Forse, dovresti scegliere un’altra maglia. Più potente, magari. Come si chiama quel tipo che sgozza capre sul palco? Una sua t-shirt potrebbe fare al caso tuo. E vai con i riti satanici. Per quanto ti riguarda,  ti venderesti pure ad Harry Potter, se la cosa potesse esserti d’aiuto.  Non è che non ami l’integrità morale, è che sei troppo disperato per avercela.  Probabilmente, dovresti avercela comunque. Disperato o no. Ti tocca sentirti in colpa, adesso? Facciamo che sei troppo disperato anche per sentirti in colpa. E, poi, hai pensato di venderti ad Harry Potter, non a Voldemort. Ecco cosa ti piace di te: anche nella merda, riesci a non toccare il fondo. Sei una bella persona, in fin dei conti. Al tuo funerale, qualcuno dirà: “Sono sempre i migliori ad andarsene via”. Forse, ti conviene pagare un tizio perché lo faccia. Giusto per sicurezza. Insomma, non si sa mai.


http://www.youtube.com/watch?v=gWNRUVMboq4